E’ noto che alcune Comunità religiose maschili e femminili hanno nella loro Regola la prescrizione del limite di parlare, ossia il silenzio da osservare. Il silenzio introdotto dalla Madre Margarita nella sua nuova Comunità religiosa era duplice. Il silenzio detto “rigoroso” o anche “sacro silenzio”, iniziava dalla preghiera della sera e durava fino alla colazione del giorno successivo. Veniva osservato in tutti i giorni dell’anno, salvo che in qualche avvenimento particolare che avvenisse nelle tarde ore notturne o di buon mattino. In tali casi bisognava avvisare in silenzio la superiora o una suora addetta. Durante il “sacro silenzio” ad ogni suora era permesso parlare con la sua superiora, se si trattava di cosa importante.

Durante il giorno era prescritto il normale silenzio, cioè bisognava evitare ogni discorso inutile durante il lavoro, camminando per le scale, per i corridoi, nell’uscire di casa, nel tempo e nel luogo poco adatto. Infatti nei grandi collegi era scritto: “Silentium”. E’ chiaro che questo silenzio non obbligava coloro che avevano da fare con i bambini, con le persone esterne o durante un lavoro comunitario in cui era necessario mettersi d’accordo, ecc.

Le suore raccontavano che “la madre era molto” coerente per quanto riguardava il silenzio durante la giornata, specialmente riguardo al silenzio rigoroso. Spesso raccomandava di esaminarsi, durante l’esame di coscienza di mezzo giorno e della sera, come era stato il proprio silenzio. Quante ore preziose, quanto tempo perduto e che mai tornerà. Quanti salutari pensieri si sarebbero potuti dedicare a Gesù Sacramentato, alla nostra Madre Maria, alle anime del purgatorio, ai peccatori, ai bambini o persino a se stessi. Quante grazie non concesse a causa della nostra inosservanza del silenzio.

Come era prescritto nel convento il silenzio, così era anche prescritto il tempo di distensione, di ricreazione. Madre Margarita era conseguente.

Ogni giorno, dopo il pranzo, era obbligatoria un’ora di ricreazione ed anche con partecipazione attiva. poichè la ricreazione era inserita nell’orario del giorno, nessuna suora si doveva assentare, nemmeno la superiora. Ognuna doveva parteciparvi attivamente nel discorso ed essere presente ad ogni ricreazione. Inoltre ognuna doveva contribuire secondo le proprie capacità, affinchè la ricreazione fosse vivace ed allegra. Solo un motivo importante poteva giustificare l’assenza dalla ricreazione ed il permesso della superiora.

Ero aspirante e ricordo (sono entrata nel convento nel 1916) con quale interesse osservavamo la vivacità, l’allegria e l’arguzia del numeroso gruppo di suore (5060) radunate dopo il pranzo, tempo permettendo, nel giardino o nel cortile sotto il folto castagno. Quando l’orologio indicava la fine della ricreazione, le suore si alzavano immediatamente, mettendo in ordine i loro lavoretti (lavori a uncinetto, a maglia ecc.) ed in silenzio di tomba entravano in chiesa per adorare il Santissimo e quindi, con urgenza, senza parole, tornavano ai loro doveri quotidiani.

Per noi aspiranti era di grande esempio il vedere le suore di veneranda età che avevano cariche di prestigio nella Congregazione, finita la preghiera della sera, fatta l’adorazione alla Santissima Trinità: “Gloria al Padre…”, alzarsi di botto, senza eccezione ed in modo disciplinato avviarsi al riposo.

Nel convento subentrava una pace meravigliosa che su di noi più giovani esercitava un fascino di gioia e di tranquillità, a dire il vero di devozione. Infatti ancora non eravamo del tutto staccate dal chiasso del mondo, da cui il Signore ci aveva chiamato. Anche noi ci avviavamo al riposo, pregando il Signore di farci entrare quanto prima nel gruppo di queste nostre suore esemplari.

Ancora una o due parole sul permesso per poter lavorare dopo la preghiera della sera. Accadeva che le insegnanti avessero molto lavoro nel preparare le lezioni del giorno successivo oppure nel correggere i compiti che non erano riuscite a terminare nelle ore pomeridiane. Generalmente tali permessi si chiedevano prima della preghiera della sera. Si cercava di evitare i lavori notturni per non danneggiare la salute delle suore.

A noi giovani non davano il permesso per lo studio notturno. Ci consigliavano di adoperare bene le ore del giorno. Le nostre educatrici avevano certamente dei motivi seri per tale divieto.