L’arrivo delle suore a Maribor rappresentò una grande novità per i cittadini e per i contadini dei dintorni. Suor Nepomucena Ziggal racconta: “Quando siamo apparse per le vie di Maribor a due a due, secondo la consuetudine di allora, all’inizio i aprivano le finestre e le porte delle case e la gente salutava con gioia e con riverenza; alcuni facevano osservazioni poco adeguate. A tutti abbiamo risposto con un saluto gentile. Successivamente, quando abbiamo conosciuto i bambini, questi accorrevano con gioia e saltellavano intorno a noi.

Le nostre uscite quotidiane erano: andare in chiesa, nel negozio, al mercato o in qualche altra parte. Andavamo sempre in silenzio. Non era permesso girarsi e guardare la gente e le vetrine. Pregavamo in silenzio servendoci della grande corona che portavamo appesa al cordone. (Osservazione di suor Hedvika: Questo è stato possibile fino al Concilio, cioè finchè non abbiamo cambiato il vestito religioso). Quando in casa avevamo più bambini ed il lavoro era aumentato, la superiora prendeva con sé due bambini, ovviamente i più “turbolenti”. Una volta avvenne che rientrò a casa senza i due  piccoli accompagnatori. Alla prima curva della strada gIi “uccelletti senza nido” erano volati in libertà. Solo verso sera genitori li avevano trovati in compagnia degli amici di una volta e li avevano riportati alle suore”.