Al termine dell’anno scolastico 1918, dall’Associazione agraria di Ljubljana era giunta la notizia che nell’anno scolastico 1918-1919 avrebbero aperto la scuola agraria e di economia domestica nell’Istituto Mariano di Ljubljana detto Marijanisce. Tale scuola non aveva funzionato durante la guerra, poichè l’Istituto era occupato dai militari e dai feriti del fronte del fiume Isonzo.

La Superiora generale di allora M. Lidvina Purgaj, fondatrice della scuola agraria e di economia domestica e la nostra insegnante a Marijanisce (Istituto Mariano), nominarono direttrice della scuola la giovane suor Izabela Gosak, insegnante di cucina suor Felicita Kalinsek, e per il cucito ed i lavori manuali suor Berta Sivko, collaboratrice di suor Rosa a Maribor.

Poichè in quell’anno vi erano 60 aspiranti nella Casa Madre.fu stabilito che quattro aspiranti frequentassero la scuola di economia domestica di Marijanisce a Ljubljana. Tra le quattro aspiranti vi era anche la futura suor Hedvika Puntar.
Mentre aspettavamo il trasferimento da Maribor a Ljubljana, suor Izabela utilizzò il tempo per una certa “preparazione” alla regolare scuola di economia domestica. Due ore al giorno ci impartiva lezioni di alcune materie del programma d’insegnamento che noi non conoscevamo; per questo non eravamo molto interessate.

Ci ha molto entusiasmato suor Lidvina Purgaj, insegnante di pedagogia. Devo riconoscere di non aver mai sentito nè prima nè dopo simili direttive pratiche di autoeducazione, sebbene le debbano conoscere ogni educatore ed insegnante dalla scuola materna in poi, ogni madre di famiglia, ogni religiosa, ogni superiora ed anche ogni collaboratore nell’educazione in famiglia e nelle varie comunità. Senza di esse l’educazione è difficile, è falsa, più distruttiva che costruttiva. Sottolineava molto il significato del buon esempio, la conoscenza dei temperamenti ed altri fatti educativi pratici. Diceva spesso: chi non è ben educato, “non faccia l’educatore”; non lo faccia chi dai propri educandi richiede qualità che egli stesso non possiede e che questi non possono nè vedere nè riscontrare in lui.

Questo non era il caso nostro. Per noi era importante sentire riferire da suor Lidvina tanti esempi, direttive e soluzioni che aveva nella “tesoreria” della madre Margarita. Aveva l’abitudine di dire: “Su questo la nostra Madre ci insegnava così, ci raccomandava, pensava, faceva!” Con questi ammaestramenti confermava alcuni suoi argomenti sull’educazione e su tutto ciò che è necessario per 1’autoeducazione. Ricordo in modo particolare la spiegazione sull’insegnamento di madre Margarita per quanto riguarda il modo di parlare, di dialogare, delle parole che adoperiamo nel dialogo, sugli atteggiamenti e sulle mosse a contatto con le persone ecc.

Madre Margarita era dell’opinione che gli uomini generalmente parlano troppo. Se analizzassero criticamente il loro modo di parlare, si accorgerebbero di tante parole vuote, inutili, poco serie, non adatte, che insultano ed offendono. Infatti il proverbio dice: Chi parla molto, stringe poco”.

Un tale modo di parlare non solo è una perdita di tempo prezioso per una persona di indirizzo spirituale, ma anche una trascuratezza del raccoglimento che difficilmente raggiungiamo senza la grazia di Dio e senza lo sforzo personale.

Se vogliamo dedicare ai bisogni del prossimo le nostre energie che abbiamo ricevuto da Dio, in primo luogo dobbiamo rinunciare al parlare inutile con cui si ruba tempo al nostro lavoro e ai nostri doveri a cui ci siamo dedicati liberamente e responsabilmente. Già durante il periodo dell’aspirantato dobbiamo cercare di acquisire tanto amore e tanta onestà verso l’Istituto a cui apparteniamo. Si raccomanda anche di chiedere a Dio la saggezza del silenzio e di saper parlare a tempo opportuno.

Madre Lidvina menzionava pure che madre Margarita di tempo in tempo prendeva in mano la Sacra Scrittura e leggeva il libro del Siracide, come testimonianza del buon esempio.

Da millenni questo saggio attesta che il modo di parlare rivela l’uomo, perchè le parole ed i pensieri provengono dall’uomo: provengono dalla sua educazione e dalla sua cultura. Il titolo di questo capitolo è preso proprio dal libro del Siracide e ne riportiamo alcuni versetti:

1. quando un uomo riflette, gli appaiono i suoi difetti;
2. la prova dell’uomo si ha nella sua conversazione;
3. così la parola rivela il sentimento dell’uomo;
4. questa è la prova degli uomini (la conversazione);
5. non lodare un uomo prima che abbia parlato.

Sono parole sagge che non hanno bisogno di spiegazione; le conferma la stessa vita. Ci dimostrano anche come il saggio dell’Antico Testamento valutasse l’uomo dal suo modo di parlare e di ciò ha fatto un regolamento per la valutazione. Madre Margarita, servendosi delle parole del saggio Siracide, voleva certamente dare maggiore efficacia al suo insegnamento sul modo di parlare. Infatti l’uomo terrestre non è mai abbastanza saggio.

Secondo le affermazioni di madre Lidvina, madre Margarita a colazione o a cena invitava talvolta le consorelle a riflettere sul brano del vangelo della santa messa del giorno. Sapeva scegliere briciole d’oro, adatte alla meditazione giornaliera; ad esempio: “…Maria conservava tutte queste cose nel proprio cuore … Vero, sorelle, anche noi conserveremo nel nostro cuore e mediteremo le parole del Vangelo di oggi, stando tutto il giorno alla presenza di Dio. Per nobiltà d’animo, cercheremo anche di conservare in noi le parole che le suore ci hanno affidato e non le diffonderemo altrove. All’esame di coscienza del mezzogiorno e della sera, rifletteremo come abbiamo mantenuto il nostro proposito, rendendo gloria a Dio e vivendo in armonia con il prossimo; e Dio non mancherà di ricompensarci. Così, care sorelle, la nostra giornata sarà ricca e benedetta!”.

Madre Margarita desiderava che le aspiranti imparassero a parlare con calma ed educazione, senza ridere ad alta voce e senza battere le mani o saltellare come fanni i bambini quando sono particolarmente allegri anche se hanno bisogno di dare sfogo alla loro gioia. I bambini col crescere, diventano adulti, cessano di fare queste “scenette”; nel caso contrario vengono considerati “infantili” e problematici.

La Madre esortava le aspiranti ed insegnava come devono parlare tra di loro. Bisogna parlare il meno possibile, specialmente delle cose inutili o riguardanti i laici; questo poi, non dobbiamo permettercelo, perchè verso di loro non abbiamo altra responsabilità al di fuori di quella di pregare per essi. Dio non voglia, mai parlare male delle consorelle, dei superiori, dei sacerdoti. Con un parlare simile – sparlare – si peccherebbe, perderemmo molte grazie davanti a Dio, grazie che Egli ha intenzione di darci.

Riferendosi alla preghiera del Padre nostro: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, sottolineava spesso che le nostre preghiere non saranno esaudite o a causa della coscienza troppo larga, oppure se parliamo male del prossimo. Quindi Madre Margarita supplicava le consorelle: “Care mie sorelle, rendiamo gloria a Gesù, il quale ha amato tutti, buoni e cattivi; ha sofferto per renderli felici. Cerchiamo di parlare bene di tutti, di non esprimere dei giudizi negativi, affinchè Gesù possa essere misericordioso verso di noi nella nostra ultima ora!”

Madre Lidvina continuava: “Allorchè Madre Margarita introduceva il silenzio nella sua Comunità ed esortava ad evitare discorsi inutili, con ciò non ha voluto limitare il parlare necessario: il dialogo circa il lavoro che le suore svolgono nell’attività educativa, nell’insegnamento a scuola, nel lavoro quotidiano nella propria comunità, i problemi personali o problemi della comunità religiosa, specialmente nei casi dove bisogna intervenire subito. Per questi e simili casi la porta dei superiori deve rimanere sempre aperta. Infatti potrebbe succedere, come nelle famiglie, se i figli non trovano la porta aperta dei genitori per un dialogo sincero, questi si abbattono e vanno altrove, dove li ascoltano volentieri… Questo però a scapito della fiducia reciproca in famiglia, che rimane ferita insanabilmente in modo tale che mai più le ferite si rimargineranno.

A proposito di ciò, Madre Margarita prendeva in mano il libro della Sacra Scrittura, apriva alla pagina dei due discepoli sfiduciati, i quali, dopo la tragica passione e morte di Cristo, sperimentavano sofferenze e pene indicibili. Dovevano uscire dal luogo dei patimenti terribili, da Gerusalemme, fuori dalla proprie pene… Come faranno ora che il loro Maestro è morto? non c’è più in mezzo a loro! …

Eppure questo Sconosciuto divino, il loro Maestro, era proprio in mezzo a loro lungo il viaggio, durante il quale non l’avevano conosciuto. Ha sentito che parlavano di Lui; come era stato condannato ad una morte innocente; come uno di loro l’aveva tradito nelle mani dei nemici; come Pietro, “il primo tra loro”, l’aveva rinnegato tre volte davanti ad una serva… come ora si pente e piange…, come i suoi discepoli soffrano per la sua assenza… Questo Sconosciuto divino persino fa credere di non “essere informato” e chiede di che cosa stiano parlando. Ritenutolo “straniero” iniziarono a raccontare tutto quello che loro stava a cuore. Egli allora inizia a parlare e spiega le Scritture, il piano divino di salvezza. Parlava allo stesso modo come tempo addietro par

lava il loro Maestro; ed i loro cuori hanno iniziato a sciogliersi. L’hanno invitato a rimanere con loro a cena. L’hanno riconosciuto nello “spezzare il pane”; così come nella loro prima comunione all’ultima cena.

Quale grande gioia e premio per i due discepoli!

Possa questa Guida divina accompagnare anche noi e indirizzare, spiegare, illuminare, ispirare e benedire i nostri discorsi e i dialoghi che avremo durante la nostra vita terrena.