“Sorelle, come è ricca la nostra giornata allorchè la iniziamo con la preghiera e la santa Messa. In unione alla Madre di Dio, ringraziamo Dio per le grazie che ci concede di buon mattino. Gli chiediamo che sia con noi tutto il giorno, quando il dovere ci chiama all’opera che la Provvidenza di Dio ha stabilito. Lo facciamo a gloria di Dio, per il bene della gioventù che ci è stata affidata e per la nostra santificazione. La benedizione di Dio sia con noi. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen!”

Così suor Nepomucena Ziggal raccontò a suor Gertrude Neuwierth ed ad alcune altre suore, come Madre Margarita aveva salutato le suore una mattina.

Nella Comunità di Maribor, la preghiera del mattino iniziava con il saluto dell’Angelus e terminava con le litanie di San Francesco. Seguivano il Mattutino e le Lodi in latino; di domenica e nei giorni festivi erano accompagnate dal canto corale. Dopo la preghiera dell’ufficio si recitava la preghiera allo Spirito Santo, quindi la meditazione della durata di mezz’ora e la santa Messa.

La preghiera di mezzogiorno iniziava con il saluto dell’Angelus. Seguiva l’esame di coscienza ed un’ora dell’ufficio in lingua latina.

Dopo il pranzo la visita al Santissimo Sacramento e quindi la ricreazione di un’ora. Dopo la ricreazione obbligatoria, di nuovo la visita al Santissimo, la recita delle Litanie della Madonna e quindi ognuna si recava al proprio lavoro.

La sera: le Litanie del Sacratissmo Cuore di Gesù, i Vespri e la Compieta in lingua latina. Dopo la cena, visita al Santissimo Sacramento. Ognuna poi si sbrigava a sistemare le ultime cose della sera, finchè il campanello del convento non invitava tutti a venire in cappella per la recita del santo rosario, obbligatorio per tutta la Comunità religiosa. Nella preghiera della sera erano inclusi: l’esame di coscienza, la lettura per la meditazione del giorno successivo e il saluto al Santissimo. Poi il riposo notturno della durata di sette ore.

Prima e dopo i pasti si recitava la preghiera in lingua latina; le altre preghiere in comune erano in lingua slovena. Durante i pasti era obbligatoria la lettura di qualche brano spirituale e si osservava silenzio rigoroso. Non era ammesso nessun rumore di sedie, nè di posate. Il servizio a tavola avveniva in silenzio, tranquillamente, senza rumore; tutto era secondo le prescrizioni della buona educazione sia riguardo al comportamento a tavola che nel modo di mangiare.

Cantare comunitariamente i salmi in lingua latina era uso presso molte Comunità religiose di allora. Ricordo che suor Lamberta di Carinzia insegnava a noi novizie (ho preso l’abito religioso il 15 agosto 1919), durante le prove di canto, a recitare bene i salmi in lingua latina.

Quando venne introdotta la recita dell’ufficio in lingua nazionale, il dr. Fr. Kimovec ci insegnò come recitare bene e armoniosamente i salmi nella nostra lingua. Infatti egli sottolineava che la preghiera o il canto devono procedere tranquillamente, solennemente, senza rincorsa. Paragonava la preghiera al mormorio del ruscello, che mormora tranquillamente gloria di Dio.

– – –

Le ragazze che erano entrate nell’aspirantato, non erano ancora membri del Terz’Ordine di San Francesco. Lo diventavano con l’entrata nel convento. Con ciò assumevano tutti gli obblighi (preghiere, digiuno, ecc.) secondo le prescrizioni del Terz’Ordine Secolare.

Come è noto il vescovo Slomek (Kovacic, p. 246) aveva fondato la Confraternita dei Santi Cirillo e Metodio per l’unione dei cristiani. L’ 11 luglio 1852, il papa Pio IX aveva autorizzato tale Confraternita, arricchendola di indulgenze. Ben presto si diffuse anche in altri Paesi, accogliendo migliaia e migliaia di membri. Le Suore Scolastiche Francescane rimasero iscritte a questa Confraternita fino all’anno 1941, cioè finchè non furono cacciate dalla Casa Madre di Maribor. Fino ad allora, alla preghiera della sera recitavamo obbligatoriamente un Padre. Ave e l’invocazione: -“Santa Maria. prega per noi; Santi Cirillo e Metodio, pregate per noi e per la fede apostolica”. – Dopo quell’anno, tale preghiera divenne personale di noi suore anziane.

Nel 1916 sono entrata nel convento di Maribor come aspirante. Ero già venuta a contatto con altre due Comunità religiose. Devo però riconoscere che rimasi sorpresa della vita religiosa penitente, silenzio, laboriosità, uso del tempo e vita di preghiera delle Suore Scolastiche. Non si perdeva tempo, nè si chiacchierava. Le incontravo dappertutto: lungo il percorso dal convento alla scuola, per i corridoi, per le scale, nella lavanderia, nel laboratorio per i paramenti sacri, durante il lavoro nell’orto o altrove, nei viaggi fuori del convento, nel fare la “questua”. Ho notato che pregavano ovunque, muovendo le labbra; con le dita contavano i grandi grani della corona, appesa al cordone a tre nodi, simbolo dei tre voti religiosi.

Quando ero a casa, già sapevo che è bello pregare lungo il percorso dalla casa alla chiesa e viceversa, durante il lavoro e andando al lavoro. Le nostre vecchie zie e le donne anziane, che venivano al lavoro da noi, pregavano al suono della campana e al loro modo “le così dette preghiere delle ore”, pensando alla Madonna “che viaggiava in cerca di Gesù che si era smarrito”, mentre “filava o cuciva il vestito a Gesù”; il quale Gesù andava a “celebrare la messa di giovedì santo con i suoi discepoli”; che fu poi tradito da Giuda per “soldi cruenti” e come è stato “flagellato per ordine di Pilato”; messo in croce, ci ha meritato il paradiso con la sua atroce morte, ecc.

Queste abitudini e modi di preghiera erano portate nel convento dalle ragazze che provenivano dalla campagna. Da aspiranti eravamo impegnate in vari doveri: nel preparare i cibi, nella lavanderia, nella stireria e ovunque fosse necessario preparare tutto per circa 400 persone. Sempre recitavamo il rosario durante il lavoro e contavamo: nel secondo coro degli angeli… nel quinto coro degli angeli… nel nono coro degli angeli… Se si trattava di un lavoro pesante e responsabile, non pregavamo, facevamo solo una “buona intenzione”, tutto a aloria di Dio e per la salvezza delle anime; poi cominciavamo il lavoro. Se penso a tante mamme e papà, a tanti ragazzi e ragazze che si preparavano così al lavoro con la preghiera, chiedendo a Dio l’aiuto e la benedizione, ne concludo che questa era “la preghiera continua” di tutto il popolo sloveno. Ci chiediamo ora chi è colpevole che queste preghiere sono omesse e non si odono più?

Suor Regina Gosak, maestra della scuola materna, raccontava della preghiera di Madre Margarita: “Si sa che i bambini litigano volentieri tra di loro; spesso si prendono anche per i capelli. All’inizio questi esempi erano frequenti, allorchè le suore dovevano badare ai bambini presi dalla strada. In un gruppo, due bambine si distinguevano in questo modo particolare di litigare. Talvolta era difficile farle stare zitte e dividerle. L’una incolpava l’altra. Come nelle altre situazioni, Madre Margarita ripeteva il detto che per ogni litigio si richiedono almeno due persone. Se una di loro stesse zitta, non vi sarebbe il litigio. Una di loro venne dalla Madre Margarita per scusarsi assicurando che voleva stare zitta, ma non le riusciva. Madre Margarita, accarezzata la testa arruffata della bimba pentita, le aveva consigliato di pregare. Con questo consiglio la Madre pensava che con la preghiera la bambina avrebbe avuto la forza di dominarsi. La bambina capì a modo suo e prese alla lettera il consiglio della Madre. Al primo litigio, iniziato dalla sua collega, fece il segno della croce e, con le mani giunte, iniziò a recitare il Padre nostro e l’Ave Maria. La piccola litigante ne rimase talmente impressionata, che sgranati gli occhi verso la Madre, aveva iniziato a pregare anche lei. La scena era degna di attenzione e di approvazione. In simili casi, anche gli altri bambini iniziarono a fare così. La Madre soggiungeva che una preghiera simile è raccomandabile non solo ai bambini, ma anche alle mamme di famiglia e alle comunità dei villaggi e altri …”

Ora voglio riferire un aneddoto. Nelle nostre comunità vigeva la consuetudine che ogni prima domenica del mese si facesse il prescritto ritiro, guidato o da un sacerdote o dalla superiora di casa. La prima domenica di quel mese cadeva nella festa della Madonna del rosario. Quel giorno parlò Madre Terezija Hanzelic, Superiora della casa e successivamente Superiora generale.

Il discorso di quella prima domenica fu insolito, almeno per me. Annotai alcuni pensieri che volevo conservare per il futuro.

Alcuni mesi fa ho fatto una revisione dei miei vecchi quaderni con l’annotazione dell’età giovanile di vita religiosa. Mi sono soffermata sugli appunti presi dal discorso di Madre Terezija, tenuto in quel mese di ottobre a Marijanisce, il giorno del ritiro.

Poichè in quel discorso suor Terezija citava un aneddoto su Madre Margarita, cercherò di riportarlo qui nei “Ricordi” in quanto si tratta della nostra grande “Sostenitrice del rosario”, come la chiamava suor Terezija.

Il fatto è avvenuto una domenica, durante la ricreazione. Una giovane novizia, brava insegnante di matematica (forse la stessa suor Terezija), raccontava alla Madre Margarita come un giorno, per curiosità, avesse osservato le suore e le aspiranti come recitavano il rosario durante la giornata, mentre camminavano e durante la preghiera comunitaria. Quindi le era venuta 1’idea che le Suore Scolastiche avrebbero potuto avere anche il titolo di: Suore del “Santo Rosario”. Poichè ciò era stato detto per scherzo durante la ricreazione, le suore avevano riso ad una simile proposta. Madre Margarita allora aveva chiesto alla novizia: “Che ne pensi? quanti di questi cento e più rosari recitati al giorno rispondono alle prescrizioni e quanti sono recitati veramente con devozione, con raccoglimento e meditazione? Quanti sono recitati secondo le prescrizioni di San Domenico, cui si dice che la stessa Madonna abbia insegnato come recitarlo? Non si tratta di quanto preghiamo, ma di come preghiamo. Non ero ancora in convento, ma già avevo sentito dire che tra il 1218 e il 1220, un discepolo di San Benedetto, il padre Hiacint, di nazionalità polacca, fondatore del monastero dei Benedettini a Brezah in Carinzia, aveva insegnato agli Sloveni a recitare il rosario in lingua slovena.

Il detto padre benedettino sottolineava che non bisogna dimenticare che il rosario è una preghiera orale e meditativa. Mentre la bocca pronuncia le parole, il pensiero ed il cuore si devono occupare del mistero rappresentato dal rosario. Sottolineava anche che la recita delle dieci Ave Maria è una preghiera bella e a Dio gradita. Se però sono separate dal mistero del rosario, non fanno più parte del rosario. Soltanto quando le dieci Ave Maria sono unite al mistero del rosario, sono una decina del rosario, cioè una parte del rosario a cui è unita l’indulgenza.

Secondo la spiegazione del padre benedettino sopra nominato, la recita del rosario ha ottenuto tanti miracoli nel mondo e nella Chiesa proprio per questo, perchè è unita ad altre preghiere significative della Chiesa. Infatti iniziamo a recitarlo con il credo apostolico nel Dio uno e trino, continuiamo con la preghiera del Padre Nostro insegnataci da Gesù su richiesta degli Apostoli: “Signore, insegnaci a pregare”. Proseguiamo con le Ave Maria che contengono: il saluto dell’Angelo, la risposta di Maria di accettare il progetto dell’incarnazione di Dio per opera dello Spirito Santo per la salvezza del mondo, l’intercessione della Chiesa, affinchè Maria, Madre della Chiesa, interceda per i peccatori; e si termina con il Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Se alla ricchezza di questa preghiera per il suo contenuto aggiungiamo la meditazione del mistero, allora il rosario diventa una preghiera potente che ci dà la speranza di raggiungere il trono di Dio.

E aveva così terminato: “Quindi care sorelle, recitate il santo rosario con gioia, con zelo e con raccoglimento. Recitiamolo in comunità, privatamente, durante il lavoro, nella salute e nella malattia, nel viaggio; per la benedizione del nostro lavoro, per le famiglie, per la patria, per la santa Madre Chiesa, per i propri familiari vivi e defunti e per tutte le necessità.

Al termine del suo discorso suor Terezija sottolineava, con quale entusiasmo Madre Margarita recitasse il rosario. Menzionava alcuni momenti passati con lei: alcuni viaggi fatti insieme, come “la questua”. “Con sollecitudine recitava il rosario, se il tempo lo permetteva. Se la imiteremo, ci sarà di grande profitto spirituale e con ciò daremo gloria a Dio e alla Madonna del rosario”.

Ogni sera recitavamo nella Comunità il rosario rispondente al periodo dell’anno: nell’Avvento i misteri gaudiosi, in Quaresima i misteri dolorosi e nel periodo pasquale i misteri gloriosi. Vi erano anche delle eccezioni.

Di giovedì recitavamo il rosario del Corpus Domini con le seguenti invocazioni:

– affinchè aumenti la nostra fede,
– afimchè fortifichi la nostra speranza,
– affinchè accenda il nostro amore.

Seguivano poi le dieci Ave Maria con cinque
misteri:

1. Colui che nutre le nostre anime con il Suo Corpo;
2. Colui che rende felici le nostre anime con il Suo Corpo;
3. Colui che consola le nostre anime con il Suo Corpo;
4. Colui che con il Suo Corpo preserva le nostre anime dal fuoco eterno;
5. Colui che con il Suo Corpo guida le nostre anime in cielo.

– Per le anime del purgatorio:
– Affinchè nel Santissimo Sacramento, abbia pietà dei pecatori, dei moribondi e delle anime del purgatorio.

Durante le ore canoniche, nei giorni di sabato, alla vigilia della festa di San Francesco d’Assisi e nelle varie festività religiose, recitavamo insieme il rosario serafico in onore della Madonna. Alle solite preghiere introduttive del rosario, seguivano le sette decine, in cui si meditava:

1. Il gaudio che provò la Vergine Maria nella concezione del Figlio per opera dello Spirito Santo;
2. Il gaudio che provò la Vergine Maria nella visita a Santa Elisabetta;
3. Il gaudio che provò la Vergine Maria nella nascita di Gesù;
4. Il gaudio che provò la Vergine Maria nell’adorazione dei Magi;
5. Il gaudio che provò la Vergine Maria nel ritrovare Gesù tra i dottori nel tempio;
6. Il gaudio che provò la Vergine Maria nel contemplare per prima Cristo risorto;
7. Il gaudio che provò la Vergine Maria quando fu assunta in cielo e coronata Regina del cielo e della terra.

Sull’esempio del vescovo Slomsek, Madre Margarita ha introdotto la venerazione di Maria Santissima Addolorata, o come si diceva Maria dai sette dolori. Per cui il rosario di Maria Santissima Addolorata è formato di sette misteri. Per ogni mistero si recitano solo sette Ave Maria, così introdotte:

1. La cui passione ti ha annunciato il vecchio Simeone;
2. Con cui sei fuggita in Egitto;
3. Che hai perso e cercato con dolore;
4. Che ti ha incontrato, carico della pesante croce;
5. Che hai visto morire sulla croce;
6. Il cui corpo morto hai accolto tra le tue braccia;
7. Che hai seppellito con dolore nella tomba.

Madre Margarita aggiungeva personalmente un’altra decina, con la preghiera: affinchè abbia pietà dei peccatori, dei moribondi e delle anime del purgato
rio.

Suor Solastika Zurman assistette Madre Margarita negli ultimi anni di vita. Essa raccontava che la Madre non era particolarmente ammalata. Era diventata debole molto presto, senza forza, parzialmente immobile. La vista l’aveva alquanto abbandonata, ancor di più l’udito. Quando le suore venivano a trovarla, si interessava di ciascuna, della salute, del lavoro di cui si occupava e cose simili. Quando rimaneva sola, pregava.

Recitava delle preghiere che conosceva sin da piccola: recitava il Padrenostro in luogo dell’Ufficio delle Ore. Recitava soprattutto il rosario. Riempiva di rosari le notti insonni; quei rosari erano qualche cosa di particolare, qualche cosa di suo. La notte suor Solastika dormiva con lei nella sua camera e udiva la recita dei suoi rosari che esprimevano il suo stato d’animo e la convinzione che si trattava degli ultimi giorni della sua vita.

Alle Ave Maria ed ai misteri del rosario univa le suppliche, le preoccupazioni, l’esame di coscienza, il pentimento, il ringraziamento e l’adorazione. Intrecciava se stessa, le suore, la Congregazione, i sacerdoti, la gioventù, le famiglie e la patria, con il mistero di Lui “che ha sudato sangue per noi; flagellato per i miei peccati …, coronato di spine per le mie mancanze di carità verso il prossimo …, caricato della pesante croce per la mia durezza di cuore verso le consorelle, per le critiche … per i vari difetti miei, nostri …, crocifisso. Sii lodato. perchè sei stato con me misericordioso, mi hai perdonato il castigo …, hai benedetto il mio lavoro …, mi hai dato per madre Maria …, che ti doni a me nella santa Comunione …, che userai misericordia con me nella mia ultima ora …

Così si snodava la sua preghiera tra il rosario ed i suoi sentimenti finchè glielo hanno permesso una leggera polmonite e l’agonia. In ultimo, solo la parte della risposta: “Santa Maria …, prega … per noi … peccatori … peccatori …, ora … e nell’ora … della nostra … morte”. Infine, pregava più col respiro del proprio cuore che con le parole.

La copia dal libro dei defunti che il prof. Ozingar ha preso dall’archivio vescovile, porta i seguenti dati:

– Margarita Pucher (Maria), morta il 6. 3. 1901 a Maribor,
– Seppellita il 7. 3. 1901 a Maribor.
– Il funerale è stato officiato dal canonico dr. Ivan Mlakar.
– Causa della morte: la vecchiaia.